L’intimità della notte in musica: Arianna Chiara torna con “Canzoni di notte”


C’è un momento, nella notte, in cui le parole tacciono e parlano solo le emozioni. È lì che Arianna Chiara trova la sua voce, e la traduce in musica con “Canzoni di notte”, la sua nuova ballad.

Nata nel silenzio ovattato delle ore più buie, questa canzone è un rifugio emotivo, un diario aperto in cui si intrecciano disincanto e consapevolezza. I ricordi di un amore finito affiorano tra le pieghe del testo, evocando immagini delicate e potenti, mentre la voce di Arianna Chiara, sincera e mai forzata, accompagna chi ascolta in un viaggio notturno tra nostalgia e accettazione.

Luca Bottoli, con la produzione per Cosmophonix AD, arricchisce il brano di sfumature indie/pop che si fondono perfettamente con la dolcezza della melodia e la profondità degli archi. “Canzoni di notte”, presentata ad Area Sanremo 24, non è solo una canzone: è un pensiero sussurrato, una dedica malinconica che suona come un addio lucido e consapevole.

“Canzoni di notte” è una ballad intima, scritta nel silenzio serale. Cosa rappresenta per te la notte, artisticamente e umanamente?
Penso che la notte sia un momento della giornata particolarmente magico, in cui pensieri, idee, sensazioni riescono a fluire più facilmente, grazie al silenzio e all’atmosfera ovattata in cui ci si può immergere. Con questo brano volevo restituire l’idea della notte come il momento migliore per tirare fuori le proprie emozioni, perchè anche se intorno è buio, tutto si può vedere più chiaramente: scrivere “canzoni di notte” per riuscire a ripercorrere ciò che si è vissuto.

Hai detto che il brano è nato partendo dal titolo. Quanto spesso accade che una canzone nasca da una parola o da un’immagine precisa?
Assolutamente mi capita spesso, perchè nelle mie canzoni mi piace giocare con le parole e con le immagini, a volte fantasticando scenari, quasi come in un film, ma sempre mettendoci qualcosa di personale.

C’è una frase del testo che senti particolarmente tua, quasi come se racchiudesse l’essenza del brano?
Penso che i primi versi contengano esattamente l’essenza del brano: “Scrivo canzoni di notte, la gente ora dorme, provo a parlarti adesso, fuori solo ombre” perchè ho cercato in poche frasi di immergere dall’inizio la canzone nell’atmosfera notturna e silenziosa, che lascia spazio al fluire di pensieri. Anche dove dico “Ma adesso non ho più voglia di capire cosa c’è che non va in me” che poi diventa “in te” e alla fine semplicemente “cosa c’è che non va”: c’è la consapevolezza che quello che è stato si può lasciare indietro e non c’è bisogno di attribuire una colpa a noi stessi o all’altra persona per la fine di una storia.

In che modo il silenzio e l’oscurità ti aiutano a fare chiarezza nei pensieri e trasformarli in musica?
Penso che possano aiutare a staccarsi dalla frenesia della giornata, e che siano elementi che riescono a riconnetterci con la nostra parte più intima e vera. A volte è bello trovare un momento per noi in cui tutto intorno è buio, e rimaniamo soli con noi stessi e la nostra piccola luce accesa mentre i nostri pensieri vengono fuori. La creazione della copertina, alla quale ho lavorato insieme al mio amico Benedetto Ricci, ha espresso visivamente questo concetto.

Hai citato “Poetica” di Cremonini come una fonte d’ispirazione. Cosa ti ha trasmesso quella canzone, e in che modo ha influito sulla tua scrittura?
Cesare Cremonini è un cantautore che adoro per la sua capacità di utilizzare immagini evocative e creare frasi che ti arrivano dritte al cuore, e ammetto che mi faccio molto ispirare dal suo modo di scrivere. “Poetica” è una canzone che riesce a travolgermi ogni volta che la ascolto come se fosse la prima volta, e scrivendo questo brano mi è venuto naturale ad un certo punto scrivere “È colpa della solitudine”, in quel momento mi stavo rendendo conto di stare citando questo brano immenso, e per questo ho voluto, nel mio piccolo, rendergli un omaggio.


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