Intervista alla band dei Freak Show


In occasione dell'uscita di "Old Disco", abbiamo intervistato i Freak Show. La band è attualmente formata da Max "Wonder" Pari (basso), Rossana Pedullà (voce), Eros Lolli (drum), Andrea Lodi (keybs) e Mattia Pirone (guitar) ma questo è il nucleo attorno al quale orbitano tanti altri amici musicisti poiché essi credono che lo scambio e la collaborazione tra artisti e i generi sia l’unica strada per produrre qualcosa di originale.
 
Dal vostro esordio ad oggi, come sono cambiati i Freak Show?
Molto, dal punto di vista del sound. Pochissimo, dal punto di vista della scrittura. All’inizio, stante anche la formazione ridotta, i suoni erano più “ruvidi”, più rock. Molta energia, è vero, ma i RHCP esistono già e fanno benissimo il loro lavoro. Nel tempo, i suoni si sono fatti più essenziali e mirati: intervengono solo dove serve. Nella scrittura, invece, abbiamo sempre cercato il lato pop della cosa: un ritornello, un “gancio”, come dicono gli anglosassoni. Non siamo e non vogliamo essere “di nicchia”; se qualcuno canticchia un nostro pezzo anche dopo che è finito, ne siamo molto compiaciuti.

Quale messaggio particolare volete trasmettere con la vostra musica a chi ascolta?
Più che un messaggio possiamo parlare di sensazione, emozione. Vorremmo dare vibrazioni positive, voglia di ballare e di muoversi. Per i tre minuti che dura una canzone, la più grande soddisfazione sarebbe quella di avervi fatto stare bene. Il nostro sound dovrebbe avere una certa carica evocativa perché nasce dalla musica degli anni ‘70-’80.

Parliamo del vostro ultimo singolo: da cosa nasce questa canzone e di cosa parla?
Nasce da un giro di basso piovuto da chissà dove. Abbiamo costruito intorno a questo ciò che mancava ed ecco nata Old Disco. La canzone parla, abbastanza prevedibilmente, di discomusic e dei luoghi che la ospitavano, ossia le discoteche. E’ un omaggio, sentito, a questa bellissima rivoluzione che investì tutti negli anni ’70. La musica, dopo, non fu più la stessa.

Se doveste descrivere questo brano con un solo aggettivo quale sarebbe e perché?
Groovoso. Forse non esiste ma, se si può dire petaloso, allora si può dire anche groovoso. I nostri brani nascono da un piccolo germoglio che può essere una strofa, un ritornello o un riff; in qualunque caso, esso viene poi rivestito di groove. Ci lavoriamo sopra finchè non sentiamo che il pezzo decolla. E’ una sensazione stupenda perché non ha nulla a che fare con la velocità del pezzo; i musicisti ci capiranno, probabilmente.

Ci anticipate qualcosa riguardo i tuoi prossimi impegni?
Abbiamo sulla graticola altri tre singoli con relativi video che usciranno entro la fine dell’anno. Poi riprenderemo l’attività live: stiamo solo aspettando che passi questo leggerissimo caldino che, oggettivamente, rende tutto complicato.


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