In occasione dell'uscita di "Dappertutto stando fermi" abbiamo intervistato Luca Masala


"Dappertutto stando fermi" (L'Erudita) è la nuova raccolta di poesie di Luca Masala.
L’opera, per quanto contenga decine di brani editi e inediti, può essere considerata un corpus unico, quasi un lungometraggio cinematografico dall’intensità crescente, un vero e proprio reportage storico per raccontare la storia dell’uomo moderno nel suo eterno cercare sé stesso, in un mondo, quello attuale e sempre meno nostro, così difficile da comprendere e da vivere.
In occasione dell'uscita del nuovo libro, abbiamo intervistato l'autore.

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?
La mia passione per la scrittura nasce principalmente dalla passione per la lettura. Ho sempre amato leggere fin da piccolo e sono tuttora un lettore vorace, sia di narrativa che di poesia. Era inevitabile che, prima o poi, avrei finito anch’io con lo scrivere qualcosa di mio. Scrivo pertanto da sempre e, oltre alle mie poesie, ho scritto davvero di tutto. Ho una curiosità insaziabile per tutto ciò che può arricchirmi e darmi nuovi stimoli per la scrittura. La poesia fa parte della mia vita e, per quanto oggi sia concentrato sulla prosa, mi rendo conto che questo genere letterario fa parte della mia anima di autore.

Chi è per te un poeta?
Innanzitutto, un poeta deve essere un buon osservatore della realtà e non solo un “sognatore”. Credo infatti sia la quotidianità dei dettagli la prima fonte a cui attingere. A volte basta un incontro inatteso, un pensiero fugace, una situazione o un piccolo gesto per far scattare la “scintilla” dell’ispirazione. Quando accade, devo essere pronto a catturare l’idea prima che sfugga. Di solito, vado in giro con un piccolo un taccuino in cui annotare gli spunti raccolti, ma uso anche il cellulare in cui scrivo o registro a voce i primi abbozzi di quella che potrebbe diventare una poesia o un racconto. Molte delle cose contenute in “Dappertutto stando fermi” sono nate così.

Quale pensi che sia la funzione della poesia nel mondo attuale?
A dire il vero, non penso che la poesia abbia una sua funzione o che serva a qualcosa o a qualcuno. Potrebbe sembrare banale affermare che un mondo senza poesia o senza musica sarebbe molto più povero e “mancante” della sua essenza più profonda. D’altro canto, conosco molte persone, totalmente prese dall’abbraccio soffocante della quotidianità, che riescono a sopravvivere anche senza leggere poesia o ascoltare musica, se non in maniera occasionale. È pur vero che la poesia non cerca seguaci, ma cerca amanti, come diceva Garcia Lorca. Sono le poesie a dover raggiungere il cuore del lettore, non il contrario. Pensiamo anche all’espressionismo o all’astrattismo nell’arte. La vera domanda è: esistono ancora lettori in grado di accogliere la poesia? Nonostante tutto, sono convinto di sì.

In libreria e negli store online il tuo nuovo libro “Dappertutto stando fermi”. Come è nata l'idea di scrivere questa raccolta di poesie?
“Dappertutto stando fermi” raccoglie tutte le poesie da me scritte in quasi quindici anni di attività creativa. Il libro contiene anche alcuni inediti, non solo per differenziarlo dal mio precedente lavoro che non ha potuto godere di un’ampia diffusione per svariati motivi (in particolare, perché penalizzato dal periodo critico che abbiamo vissuto negli ultimi anni), quanto per dare una rinnovata e più completa prospettiva della mia poetica sia ai vecchi che ai nuovi possibili lettori. Ho sempre sentito forte l’esigenza di raccontare la realtà dei nostri anni, visti attraverso uno sguardo disincantato, fatalmente malinconico e amaro, passando attraverso storie e anime del nostro e del tempo andato, ma con il cuore rivolto al migliore dei futuri possibile. Ho cercato di mettere insieme come una specie di reportage fotografico interiore, in cui la mia vita e quella del mondo si mescolano senza soluzione di continuità. Nonostante un’apparente frammentarietà di contenuto, “Dappertutto stando fermi” può essere letto come un “romanzo in versi” in cui il protagonista diventa proprio chi legge, ovunque si trovi, nell’iconica posizione da seduti che contraddistingue chi nella lettura ritrova anche una sorta di via stabile di fuga dalla frenesia del quotidiano, una sorta di apologia della “staticità dinamica”, una definizione che, a livello mentale, caratterizza ogni essere umano. L’idea che sottende ai testi è proprio quella di dare ai lettori l’opportunità di riflettere la propria esistenza come in uno specchio non deformante, ma rivelatore. Considerato che, come diceva Flaiano in uno dei suoi famosi aforismi “nulla è dovuto al poeta durante il recapito”, sarebbe bello se la mia poesia suscitasse qualche emozione nei lettori più sensibili. Si trova proprio qui il senso più puro della mia scrittura e di questo libro che oggi è in mano a chi potrà deliberatamente scegliere di amarlo oppure no.

Stai già scrivendo il tuo prossimo libro e nel caso ce ne vuoi parlare?
Sono al lavoro sul mio primo romanzo di cui non posso dire molto se non che racconterà una storia che tratta un tema tristemente attuale e che spero lasci un segno indelebile in chi avrà il piacere di leggerlo. Posso però dire che, quasi in contemporanea con la pubblicazione di “Dappertutto stando fermi”, ho debuttato nella narrativa con un racconto contenuto nell’antologia “Cagliaritani per sempre” (il volume, edito da Edizioni della Sera, è disponibile in tutte le librerie, n.d.r.), nella quale, insieme ad altri tredici scrittori, provo a rendere omaggio alla città di Cagliari in un’opera rivolta non solo ai sardi, ma a tutti coloro che amano lasciarsi emozionare dalla buona scrittura.

Progetti per il futuro e sogni nel cassetto?
Che dire? Il futuro è ancora tutto da scrivere. Per il momento, intendo senz’altro promuovere “Dappertutto stando fermi” e completare il mio romanzo. Mi piacerebbe inoltre fare in modo che le scuole superiori di tutta Italia avessero il piacere di incontrarsi la poesia, magari stimolando la vena più creativa degli studenti attraverso un tour di incontri e laboratori di scrittura a partire dal prossimo autunno. È un progetto che coltivo da tanto tempo e che si sposa perfettamente con il mio lavoro di insegnante di Lettere. Se vogliamo considerarlo un sogno, forse è davvero arrivato il momento di tirarlo fuori dal cassetto.
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