Intervista esclusiva con Lux: il racconto di "Ariosto"



Abbiamo incontrato Lux per scoprire il cuore pulsante dietro il suo nuovo singolo "Ariosto". Da bambina nel coro "Ugole Verdi" fino alla scoperta dell'ukulele durante la quarantena, Lux ci ha raccontato il percorso che ha plasmato la sua passione per la musica. Con "Ariosto", Lux esplora il tema delle relazioni moderne con un mix di intensità emotiva e vulnerabilità. Descritto come "evocativo", il singolo promette di trasportare gli ascoltatori in un viaggio di emozioni profonde. Lux guarda al futuro con spirito aperto, desiderosa di condividere nuove storie attraverso la sua musica.

Come e quando nasce la tua passione per la musica e com’è maturata negli anni?
La mia passione per la musica è nata fin da bambina, grazie anche a mia mamma che, da giovane, cantava e mi ha sicuramente trasmesso quell’amore per la musica. Da piccola non ho mai studiato canto, ma cantavo spesso a casa, mi registravo mentre cantavo e mi divertivo a farlo. A 8-9 anni ho dei video dove cantavo delle cover, un po’ imbarazzanti a dirla tutta, ma nonostante tutto non avevo ancora intrapreso un percorso di studi. Durante la scuola elementare ho fatto parte di un coro, il famoso coro “Ugole Verdi”, che è stato probabilmente il primo posto dove ho capito che cantare mi piaceva davvero tanto, e che forse quella potesse essere la mia vera passione.
Poi, durante le medie, avevo cercato di entrare nella sezione musicale, perché sentivo che volevo fare musica, ma purtroppo un virus intestinale mi impedì di partecipare al provino e non riuscì a entrare.
Così, alle medie, la musica rimase una passione che coltivavo in privato, cantando a casa o davanti a parenti, in occasione di qualche spettacolo. Al liceo, invece, ho avuto la possibilità di entrare nel coro della scuola, un’esperienza che è durata cinque anni e che mi ha aiutato a crescere musicalmente. Ho continuato anche dopo la fine del liceo, mantenendo il mio impegno in quel coro.
Nel 2020, con l’arrivo della quarantena, ho sentito il bisogno di approfondire la mia passione per la musica. Avevo molto tempo libero e ho deciso di imparare a suonare l’ukulele in modo autodidatta, perché mi sembrava uno strumento abbastanza semplice da imparare. In realtà, più che la passione, è stata la curiosità a spingermi. Ma con il tempo, è diventata una vera passione. Ho iniziato a divertirmi, a migliorare, a cercare brani più complessi da imparare, e proprio con l’ukulele ho scritto il mio primo pezzo, che però non ho mai pubblicato e che è rimasto nel cassetto. Quel brano mi ha fatto capire quanto mi piacesse scrivere musica.
Più avanti , ho deciso di fare un passo in più e iniziare a studiare canto seriamente. Da tre anni frequento la scuola RC Vociproduzione, che oggi per me è come una seconda famiglia. In questo percorso ho iniziato ad esplorare nuovi mondi, a migliorare la mia tecnica vocale e a scrivere sempre di più. Ogni mese, forse, nasceva un nuovo pezzo, alcuni incompleti, altri meno, ma il punto è che ho iniziato a perfezionarmi sempre di più e a trovare il mio stile.

Quale messaggio particolare vuoi trasmettere con la tua musica a chi ti ascolta?
Il messaggio che voglio trasmettere con la mia musica è molto semplice, ma per me estremamente potente: affrontare le difficoltà della vita quotidiana attraverso le nostre passioni. So che può sembrare una cosa banale o già sentita, ma credo che, quando ci troviamo di fronte a momenti difficili, invece di abbatterci o lasciare che la tristezza ci consumi, dovremmo imparare a canalizzare quelle emozioni in qualcosa che ci faccia sentire vivi e forti. Per me, la musica è quella via di sfogo. È una terapia che aiuta a mettere ordine nel caos dei pensieri e a dare un senso a ciò che ci succede.
Quando la vita ci mette alla prova, piuttosto che abbandonarsi alla disperazione o al dolore, trovo che sia fondamentale rivolgersi a ciò che amiamo, a ciò che ci fa stare bene, per dare un nuovo significato a ciò che stiamo vivendo. La musica, per esempio, può essere uno strumento di guarigione. È qualcosa che ci aiuta a rimanere in piedi anche nei momenti più difficili, a trovare la forza di continuare. Quindi, attraverso la mia musica, spero di ispirare gli altri a non arrendersi, ma a mettersi in gioco, a trovare conforto nelle proprie passioni e a ricordare che la bellezza può nascere anche dalle situazioni più complesse.

Parliamo del tuo ultimo singolo: da cosa nasce questa canzone e di cosa parla?
Questo singolo è nato in maniera completamente spontanea, come spesso succede con la mia scrittura. L’ispirazione è arrivata da una riflessione su una storia che ho vissuto e che mi ha spinto a pensare a quanto, oggi, i legami tra le persone siano fragili e spesso caotici. Mi ha colpito il contrasto tra il forte desiderio di entrare in connessione con l’altro e la paura paralizzante di affrontare le difficoltà che inevitabilmente accompagnano ogni relazione. È come se ci fosse un fuoco che brucia, una voglia di viversi, ma al contempo un’ombra che blocca, impedendo di mettersi veramente in gioco.
Questa sensazione di voler e temere allo stesso tempo è ciò che rende la dinamica tra i giovani, ma non solo, così turbolenta e precaria. Spesso si cerca di vivere un legame, ma il semplice fatto di essere vulnerabili, di mettere a nudo la propria fragilità, diventa un ostacolo insormontabile. Questo contrasto tra il bisogno di vicinanza e la paura di soffrire è il cuore di una storia che non riesce mai a decollare, proprio perché sempre sospesa tra l’impulso di vivere qualcosa di bello e la paura di perderlo.
Per questo definisco la storia “furiosa”, un termine che richiama l’Orlando Furioso di Ariosto, perché è una relazione che non trova mai una forma stabile, è sempre in movimento, instabile, come un flusso di emozioni incontrollabili. Ariosto racconta un amore travolgente e tormentato, segnato da passioni estreme, battaglie interiori e un costante cercare qualcosa che sembra irraggiungibile. La sua opera è un intreccio di desideri contrastanti, dove i personaggi inseguono ideali impossibili e lottano contro se stessi e contro ciò che non possono controllare. Questo è esattamente quello che succede nei legami che vogliamo vivere, ma che, a causa di quella paura di mettersi completamente in gioco, rischiano di rimanere incompiuti, di sfuggirci continuamente.
Credo che la bellezza di questa “furia” stia proprio nell’incapacità di definire un finale, una soluzione. Non è solo una storia di passione travolgente, ma anche di una profonda fragilità. Le relazioni moderne sono sempre più complesse, fatte di aspettative e delusioni, di ciò che vorremmo fosse e ciò che effettivamente è. Ecco perché la mia musica, in particolare questo singolo, cerca di esplorare proprio quel confine labile tra il desiderio e la paura, tra il volere e il non riuscire a dare una forma stabile a ciò che proviamo. La “furia” sta nel non sapere dove porterà tutto questo, nell’accettare che, a volte, i legami sono destinati a rimanere incompleti, ma anche nella consapevolezza che è proprio in questo caos che possiamo trovare qualcosa di autentico.

Se dovessi descrivere questo brano con un solo aggettivo quale sarebbe e perché?
Se dovessi descrivere questo brano con un solo aggettivo, direi “evocativo”. Perché è un brano che non si limita a raccontare una storia, ma cerca di suscitare emozioni e immagini nella mente di chi ascolta. Ogni parola, ogni suono è pensato per attivare un’immagine, un ricordo, una sensazione. Ho cercato di usare metafore e simboli che non solo descrivono la situazione, ma che vanno oltre, permettendo a chi ascolta di entrare nel mio mondo e di vederlo attraverso i propri occhi.

Ci anticipi qualcosa riguardo i tuoi prossimi impegni?
Non ho progetti definiti a lungo termine, mi piace lasciare che le cose evolvano naturalmente. Se guardo indietro, tre anni fa non avrei mai pensato di pubblicare un singolo, e invece eccomi qui. Questo mi ha insegnato che spesso le opportunità più belle arrivano quando meno te lo aspetti, quando lasci spazio alla spontaneità. Quello che so per certo è che mi piacerebbe continuare a pubblicare altri brani. Ne ho tanti nascosti in un cassetto, perché scrivere è sempre stato il mio modo più autentico di esprimermi, ma solo con questa prima pubblicazione ho capito quanto sia speciale e liberatorio condividere le mie storie con gli altri. Non ho la certezza di cosa mi riserverà il futuro, ma quello che spero è di continuare a creare, di raccontare emozioni vere e di dare voce a ciò che sento attraverso la mia musica.

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