Intervista ai Stanislao Sadlovesky

 

“Il declamatore” è il debut album dei Stanislao Sadlovesky, un viaggio profondo nell'inconscio, una vera e propria esperienza sensoriale che trascende i confini della musica convenzionale. Composto da 10 tracce, questo lavoro si presenta come un'uscita da un’anestesia totale, da un coma farmacologico, da una sedazione. È un trascorso post-operatorio, post-traumatico. È coscienza smarrita, non persa. Tra le ciglia e le pupille rimangono dei residui di ricordi, inafferrabili. È galleggiare nel Mar Morto. Eterna conversazione con sé stessi. È Verbo e Percezione. Un teatro anatomico mentale, sfiorato dalle interferenze del mondo. Una risonante solitudine dechirichiana. Riaffiorano pensieri sconnessi o semplicemente non esternabili. Odissee post-industriali e notti bianche apocalittiche. Nulla sarà più come prima. È sinfonia metafisica, una seduta di psicagogia. È il demiurgo delle stanze dell'inconscio. La voce che arriva da un Altrove soggiornante dentro noi. È diegetica in differita.

Qual è il messaggio particolare che volete trasmettere attraverso la vostra musica a chi vi ascolta?
Ci piacerebbe che l’album venisse vissuto come un viaggio obliquo senza luogo e senza tempo, in cui ogni tipo di messaggio, comunicazione ed immedesimazione fosse frutto dell'interiorizzazione maturata dall'ascoltatore. Il punto più scontato sarà la realtà, il più alto la fantasia.
 
Parlando del vostro primo album, potreste raccontarci come è nato?
È nato dall'esigenza di tentare nuove vie musicali. Al di là delle nostre esperienze e del comune intendere. Abbiamo girato oltre ogni limite la manopola di una radio ultraterrena, fino a sintonizzarci su nuove stazioni precedentemente inimmaginabili.
 
C’è un filo conduttore che lega i brani del disco?
È il prodotto di una covata compatta. Le atmosfere riescono ad accomunare tutta la successione dei brani, nonostante le sostanziali differenze tra l’uno e l'altro. Ogni canzone è un battito del cuore: in 37 minuti ci saranno 10 colpi di cannone.
 
Se dovreste descrivere questo album con un solo aggettivo, quale sarebbe e perché?
Unico. Come ognuno di noi. Purché unici si voglia veramente essere.
 
Ci sono aneddoti legati alla creazione di questo album che desiderate condividere con i nostri lettori?
Abbiamo sperimentato lasciandoci andare. C'è una ritmica suonata con fiammiferi su scatole di fiammiferi. Una cantante di musica antica che intona una nenia senza riferimenti. Un famoso personaggio radiofonico che ispira direttamente e in presenza un pezzo. Riff suonati con mano monca diversificata. Lungaggini assennate. Semplicità mortificata. Tutto e niente, finché a quel niente si dà un nome, per farlo diventare tutto.
 
Ci potreste anticipare qualcosa riguardo ai vostri prossimi impegni o progetti musicali?
I nostri sforzi prossimi saranno dedicati alla promozione dell'album “Il Declamatore”, appena uscito, affiancati dalla Overdub Recordings.
Ascoltatelo, vi renderà diversi. Il futuro ulteriore può attendere.

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