Per
l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.
Come e
quando nasce la tua passione per la musica e com’è maturata negli anni?
In realtà la mia passione per la musica è iniziata come un’esigenza fisiologica. Da piccolo ho avuto un trauma cranico che mi ha abbassato di molto la visita, a cui ho sopperito acuendo l’udito. Perciò, in un certo senso, sentivo le frequenze emotive delle persone. All’inizio è stato difficile gestire l’ascolto di tutti quei suoni. Fortunatamente, ho imparato a suonare il pianoforte che mi ha dato la possibilità di tradurre quelle sensazioni in note, accordi e canzoni. Quindi, all’inizio, il pianoforte era per me uno strumento di protezione. Con il tempo, ho sentito che evocava dal profondo emozioni, immagini e desideri: perciò, timidamente, ho iniziato a scrivere i miei primi jingle di crescita. Questi divertivano i miei amici che m’invitavano a suonare durante le feste. Con l’università ho poi scoperto la Filosofia della musica, la Musicoterapia e la meditazione, discorsi che mi hanno reso consapevole di quanti e quali benefici potesse apportare la musica nella vita delle persone. Quella è stata anche la fase dei miei primi eventi in pubblico, in cui ho scoperto l’importanza di condividere le mie emozioni e pensieri, e mi ha fatto rendere conto che non ero solo. Finché un giorno ho avuto l’occasione di incidere alcuni dei miei brani e sentirli “da fuori”. Ciò mi ha fatto finalmente capire quale sarebbe stato il mio ruolo nel mondo: emozionare. Allora, ho inciso il mio primo album, edito nel settembre del 2020, per raccontare l’esigenza di definirmi: purtroppo il lockdown ha costretto a rendermi conto che mi ero focalizzato solo su un aspetto decostruttivo, rock della mia vita. Perciò sono tornato a studiare dapprima musica classica in streaming e poi mi sono iscritto all’università della musica a Roma per composizione di musica da film.
Ad oggi mi ripropongo sul panorama musicale con le mie nuove conclusioni e le mie nuove speranze, consapevole che la musica sia un universo sempre più da scoprire con potenzialità inimmaginabili.
Quale
messaggio particolare vuoi trasmettere con la tua musica a chi ti ascolta?
Le mie canzoni sono delle confessioni con cui racconto la fase della vita in cui sto vivendo. Penso che, ponendomi come spugna nella realtà, riesca a manifestare un’esigenza comune di rinascita e di rivelazione. Vorrei che le mie canzoni potessero essere accolte come colonne sonore di momenti importanti di ripresa di coscienza di se stessi. Mi piacerebbe che le persone l’ascoltassero per riprendere coraggio e ritrovare la forza per tornare ad essere grandi.
Parliamo
del tuo ultimo singolo: da cosa nasce questa canzone e di cosa parla?
Il ritorno è una canzone che racconta di una nuova presa di coscienza e volontà di rimettersi in gioco. Nasce da un lavoro di profonda autoanalisi e da una speciale voglia di tornare ad avere fiducia nell’universo ed in un suo senso generale. È un atto di fiducia, una richiesta al cielo e a ciascuno di ritrovare la forza di cambiare ciò che non piace, iniziando ad occuparsi di quello che invece è importante.
E’ stata incisa perché, a mio avviso, fa bene ascoltarla, poiché spesso ci si distrae e ci si perde: perdersi tra le sue note aiuta a ricordare la propria traiettoria. Mi auguro possa avere questa funzione ciascuno ascoltatore, in modo da riportare a sognare e a credere in se stessi.
Se dovessi
descrivere questo brano con un solo aggettivo quale sarebbe e perché?
Propositivo
Ci anticipi
qualcosa riguardo i tuoi prossimi impegni?
Fare musica richiede molto ascolto, perciò in primis, dato che finalmente i live sono nuovamente consentiti, è importante documentarsi sulle esigenze artistiche contemporanee. Nell’immediato futuro è previsto il lancio di ulteriori altri 2 brani che racconteranno questo nuovo avvento nel mondo. Si tratta, nell’insieme, di una tetralogia che affronta un’evoluzione: dal più astratto foglio bianco di Portami con te, edita a luglio, dai toni più allegri ed estivi, a brani più intimisti, che portano all’incontro con la psiche e le preoccupazioni più profonde. È e sarà sempre un nuovo inizio e mi auguro di riuscire a compierlo e a farlo compiere a ciascun ascoltatore ogni volta con sempre maggiore consapevolezza.
In realtà la mia passione per la musica è iniziata come un’esigenza fisiologica. Da piccolo ho avuto un trauma cranico che mi ha abbassato di molto la visita, a cui ho sopperito acuendo l’udito. Perciò, in un certo senso, sentivo le frequenze emotive delle persone. All’inizio è stato difficile gestire l’ascolto di tutti quei suoni. Fortunatamente, ho imparato a suonare il pianoforte che mi ha dato la possibilità di tradurre quelle sensazioni in note, accordi e canzoni. Quindi, all’inizio, il pianoforte era per me uno strumento di protezione. Con il tempo, ho sentito che evocava dal profondo emozioni, immagini e desideri: perciò, timidamente, ho iniziato a scrivere i miei primi jingle di crescita. Questi divertivano i miei amici che m’invitavano a suonare durante le feste. Con l’università ho poi scoperto la Filosofia della musica, la Musicoterapia e la meditazione, discorsi che mi hanno reso consapevole di quanti e quali benefici potesse apportare la musica nella vita delle persone. Quella è stata anche la fase dei miei primi eventi in pubblico, in cui ho scoperto l’importanza di condividere le mie emozioni e pensieri, e mi ha fatto rendere conto che non ero solo. Finché un giorno ho avuto l’occasione di incidere alcuni dei miei brani e sentirli “da fuori”. Ciò mi ha fatto finalmente capire quale sarebbe stato il mio ruolo nel mondo: emozionare. Allora, ho inciso il mio primo album, edito nel settembre del 2020, per raccontare l’esigenza di definirmi: purtroppo il lockdown ha costretto a rendermi conto che mi ero focalizzato solo su un aspetto decostruttivo, rock della mia vita. Perciò sono tornato a studiare dapprima musica classica in streaming e poi mi sono iscritto all’università della musica a Roma per composizione di musica da film.
Ad oggi mi ripropongo sul panorama musicale con le mie nuove conclusioni e le mie nuove speranze, consapevole che la musica sia un universo sempre più da scoprire con potenzialità inimmaginabili.
Le mie canzoni sono delle confessioni con cui racconto la fase della vita in cui sto vivendo. Penso che, ponendomi come spugna nella realtà, riesca a manifestare un’esigenza comune di rinascita e di rivelazione. Vorrei che le mie canzoni potessero essere accolte come colonne sonore di momenti importanti di ripresa di coscienza di se stessi. Mi piacerebbe che le persone l’ascoltassero per riprendere coraggio e ritrovare la forza per tornare ad essere grandi.
Il ritorno è una canzone che racconta di una nuova presa di coscienza e volontà di rimettersi in gioco. Nasce da un lavoro di profonda autoanalisi e da una speciale voglia di tornare ad avere fiducia nell’universo ed in un suo senso generale. È un atto di fiducia, una richiesta al cielo e a ciascuno di ritrovare la forza di cambiare ciò che non piace, iniziando ad occuparsi di quello che invece è importante.
E’ stata incisa perché, a mio avviso, fa bene ascoltarla, poiché spesso ci si distrae e ci si perde: perdersi tra le sue note aiuta a ricordare la propria traiettoria. Mi auguro possa avere questa funzione ciascuno ascoltatore, in modo da riportare a sognare e a credere in se stessi.
Propositivo
Fare musica richiede molto ascolto, perciò in primis, dato che finalmente i live sono nuovamente consentiti, è importante documentarsi sulle esigenze artistiche contemporanee. Nell’immediato futuro è previsto il lancio di ulteriori altri 2 brani che racconteranno questo nuovo avvento nel mondo. Si tratta, nell’insieme, di una tetralogia che affronta un’evoluzione: dal più astratto foglio bianco di Portami con te, edita a luglio, dai toni più allegri ed estivi, a brani più intimisti, che portano all’incontro con la psiche e le preoccupazioni più profonde. È e sarà sempre un nuovo inizio e mi auguro di riuscire a compierlo e a farlo compiere a ciascun ascoltatore ogni volta con sempre maggiore consapevolezza.